La richiesta del cliente è stata di realizzare un concept che si rifacesse alle salsamenterie di una volta, quel bizzarro catalogo di vendita caotica che dalla vetrina riempiva gli interni del locale, in maniera piuttosto teatrale, su un layer di mobili perimetrali meglio organizzati. La strategia è stata duplice: disciplinare la prima modalità; svecchiare la seconda.
Come? Innanzitutto partendo dal restyling della facciata operando in modo da eliminare il vetro a tutta altezza ed ottenere un sapore vintage, richiamato all’interno dai materiali tipici di questi food store: ceramiche bianche diamantate; legni naturali, ferro nero, corpi illuminanti industriali, lavagne…
Il progetto di retail viaggia per fasce parallele: zona pubblica, zona di preparazione, zona privata.
Nella zona pubblica, l’allestimento rompe con ritmi sincopati gli schemi di esposizione di una volta, pur rimanendo dentro geometrie ben definite e riconoscibili: su strutture in acciaio cerato nero, che richiamano la vetrina, decisamente dal sapore di altri tempi, si agganciano volumi cavi in legno, ad accogliere i prodotti dell’etichetta Sapere Lucano. Ad intervallarlo, soltanto il frigo per le bibite, quelli bassi per i vini, e le mensole che fungono da ripiano per gli avventori, che siederanno su sgabelli in metallo dall’aspetto industriale.
La zona di preparazione è delimitata dal bancone in legno e granito, con apposite vasche per la conservazione dei cibi. Sopra, scendono mensole che fanno da contrappunto ai moduli espositori nonché ai pannelli in legno perimetrali che accolgono citazioni, ispirazioni.
La parte posteriore è attrezzata con lavello, forno, dispensa e tutto il necessario. La porta che conduce al magazzino è una semplice asola, a filo con la parete.
Le superfici dei rivestimenti alternano ceramiche bianche diamantate a campi neri di tinta lavagna, su cui scrivere i vari tipi di panini in vendita.
Vecchie lampade da scrivania sui ripiani, quadri con foto in bianco e nero virato al seppia,
un ventilatore anni ’60…tutto concorre all’idea che le radici del nostro comune passato siano qui, ora, mentre mangiamo un semplice panino.